Forse perchè da una vera passione per il vino non possono nascere le "solite" degustazioni o forse perchè è semplicemente bello, e anche di più doveroso, capire e conoscere le eccellenze della produzione vinicola. E un percorso di conoscenza vera non può prescindere dall'analizzare un prodotto nobile, interessante e spesso sorprendentemente piacevole come il vino rosato.
La nobiltà di questi prodotti si intuisce già dalla definizione proposta da Mattia Vezzola, grande enologo che è sempre un piacere ascoltare. I rosati definiti: "Il cuore dell'acino". Definizione tanto romantica quanto azzeccata.
Prodotti da valorizzare ma spesso relegati a funzione di semplici comparse sulle nostre tavole.
Ma come si ottiene un rosè ?!
Lasciamo perdere le farneticazioni di qualche fantasioso legislatore europeo, che con ogni probabilità sarà pure astemio, che vorrebbe autorizzare la produzione di rosati attraverso la semplice miscela di vino rosso e vino bianco ( fa rabbrividire solo l'idea di una tale banalizzazione); e analizziamo quelle che sono le vere pratiche enologiche.
I sistemi di vinificazione in rosato, sono principalmente due:
- la "pressatura diretta":
metodo piuttosto diffuso che consiste nel "vinificare in bianco" delle uve nere, attraverso la pressatura diretta delle vinacce fresche, effettuando contestualmente una breve macerazione per estrarre i componenti fenolici necessari ad ottenere le caratteristiche desiderate.
- la tecnica del "salasso":
prevede l'estrazione del 5-10% del mosto-vino, più o meno colorato, preparato per la produzione di un vino rosso. Si produrrà poi da una parte il vino rosato, e dall'altra un vino rosso più ricco in composti fenolici e in colore per effetto del maggior rapporto tra vinacce e parte liquida.
Nel Salento e sul Garda è poi diffusa la "vinificazione a lacrima".
Furono i greci che insegnarono ai salentini questa vinificazione che consiste in una delicata pigiatura delle migliori uve.
L' anidride carbonica, che scaturisce per effetto della fermentazione, spinge le vinacce in superficie, a questo punto si rimonta per uniformare il colore e si svina sgrondando fino all'ultima "lacrima" ...da qui sembra derivi il suo nome.
Questo tipo di operazione ha una resa veramente bassa, in quanto non supera il 55%.
Questa sera almeno due dei vini in degustazione sono ottenuti con questo sistema. Ma vediamoli tutti
- Chateau Rio-tord Cotes de Provence Rosè 2007 - Chateau Du Mont Redon (Grenache) Ottenuto da vinificazione a lacrima. Un sorprendente colore, un bellissimo e delicato petalo di rosa che sprigiona un bouquet elegantemente dolce di bon bon anglais. Un gusto leggero, forse con poco carattere, ma sempre gradevole.
- Garda classico chiaretto RosaMara 2008 - Costaripa (Sangiovese-Barbera-Groppello-Marzemino) fine nei profumi, gustoso e discretamente sapido in bocca, con più corpo e struttura del vino precedente, è risultato anche il più indicato all'abbinamento con il piatto proposto.
- Le rose di Settembre 2008 - Az. Agricola Giusti Piergiovanni (Lacrima di Morro d'Alba 100%) un rosa intenso, un colore brillante e bellissimo. Un profumo che difficilmente si può confondere: La Lacrima di Morro di sente al naso, e anche in bocca.
- Montepulciano d' Abruzzo cerasuolo 2006 - Edoardo Valentini (Montepulciano 100%) Intrigante...Un profumo intenso e complesso. Un buon impatto gustativo, con morbidezza e freschezza eleganti.
- Five Roses 65° anniversario 2008 - Leone de Castris (Negramaro-Malvasia nera). Gradevole in ogni suo aspetto.
Vi aspettiamo al prossimo evento che si terrà lunedì 18 Maggio, serata dedicata allo Champagne...
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